Lunedì 15 febbraio partiamo alla volta di Tikal, antica città della civiltà Maya, le cui rovine sono custodite all’interno dell’omonimo Parco Nazionale.
Non siamo soli, ma piacevolmente accompagnati da Eleni e Sergio, un coppia brasiliana di viaggiatori a bordo di una Land Rover 110, conosciuti la sera precedente a Flores con i quali decidiamo di condividere questa visita al sito.
Splende il sole, la giornata è calda, entriamo a piedi nel parco e subito siamo accolti dalle urla ripetute di scimmie nascoste tra gli alberi. Ci incamminiamo per il sentiero e subito davanti a noi svetta in tutta la sua eleganza una ceiba, albero sacro ai Maya.
Procediamo circondati da sola fitta vegetazione in cui i raggi solari faticano a penetrare quando all’improvviso, celato dalla stessa, ci appare maestoso il primo dei numerosi templi della città, risalente al periodo classico. È la parete posteriore, annerita dal tempo e dall’umidità della selva, in cui si riconoscono i glifi Maya, per questo nominato “il Tempio delle iscrizioni”. Via via, si svelano ai nostri occhi, le rovine del Palacio de las Acanaladuras, complesso residenziale con più di 29 stanze rettangolari, monumentali templi a piramide, le cui gradinate irte salgono verso il cielo toccando più di 50 metri. E poi steli incise, altari, piazze, il tutto costruito secondo una precisa direzione astrale e per unici scopi religiosi.
Una volpe grigia appare e scompare tra le rovine, un pavone ocellato zampetta vicino al “Mundo perdido”, la piattaforma più antica risalente al pre-classico, dove troneggia un’alta piramide per l’osservazione del movimento astrale. Poco distante, la Gran Plaza, il nucleo della città in cui si possono ammirare le rovine dell’Acropolis Norte e di quella Sur e, uno difronte all’altro, il Tempio del Gran Giaguaro il più famoso al mondo e rappresentativo del Guatemala ed il Tempio delle Maschere. Austeri, geometricamente perfetti e suggestivi dall’alto dei loro 40 ed oltre metri.
Il sole sta allungando le ombre e noi ci affrettiamo a salire sul Tempio del Serpente Bicefalo, la piramide di Tikal più alta, oltre 60 metri,
da cui si gode di una vista magnifica: davanti a noi solo una estesa foresta vergine su cui lo sguardo corre lontano e la fantasia si perde nel tempo.
Spuntano le sommità dei templi più elevati, che a poco poco si tingono d’oro, tra le urla festose di scimmie “ragno” ed il canto chiassoso di verdi cocorite.