A pochi chilometri dai laghi, giungiamo alla frontiera con Bosnia-Erzegovina che ci accoglie con uno spiraglio di sole pomeridiano, tra le morbide curve di un territorio collinoso e bucolico. La mattina del 24 gennaio ci dirigiamo verso altre cascate, quelle di Pliva proprio all’ingresso del paese Jajce, ma non prima di visitare un parco acquatico naturale nelle sue vicinanze. La sera appagati dalla vista di tanta natura, ci addentriamo nella città di Sarajevo, ancora deturpata dalle cicatrici procurate dalla guerra dei primi anni ’90. Ci parcheggiamo ignari proprio ai piedi di palazzi scalfiti dai colpi di armi da fuoco.

L’indomani mattina ci dedicheremo alla visita della capitale non prima di aver visitato il Tunnel Spasa, 800 metri di testimonianza di come i locali siano stati in grado di sopravvivere alla guerra, unendosi con la città, attraverso questo percorso sotterraneo, oggi visitabile solo per poco più di 100 metri. Alle pareti, le foto dell’epoca che ritraggono scene di vita quotidiana , nonostante gli scoppi di granate ed i bombardamenti. Arriviamo in centro, senza non poche difficoltà per parcheggiare Narciso e ci ritroviamo subito all’interno del quartiere turco, Bascarsija, tra le viuzze lastricate, tra i colori e gli odori tipici della cucina speziata, tra molteplici negozi, segno distintivo della funzione di mercato per cui era sorto nel 1400, ad assaggiare una dolcissima e ipercalorica “baklava”. Dal minareto accanto di una delle numerose moschee presenti, risuona alto il richiamo del muezzin. Il museo del genocidio ci riporta al dramma vissuto dal 1991 al 1995 da questo popolo che nonostante tutto, constatiamo essersi risollevati in fretta , con dignità, visto lo sviluppo della città e dei suoi dintorni. La luce è ancora alta e decidiamo così di procedere verso Mostar, altra città saccheggiata al tempo, dalla guerra. È pomeriggio inoltrato e ciò ci consente di visitare la città vecchia all’imbrunire, quando pian piano si accende come un presepe, tra un dedalo di stradine acciottolate su cui si affacciano innumerevoli botteghe ,chiuse da imposte di legno , libera da orde di turisti, dato il periodo di bassa stagione.

Lo “Stari Most” , il ponte vecchio, simbolo della città, si staglia ad unico arco illuminato sul Neretva che scorre al di sotto. Distrutto a cannonate durante gli scontri, è stato interamente ricostruito nei primi anni 2000, per ricollegare le due sponde di questo splendido borgo medievale, con chiare influenze turche. In cima al colle si erge il minareto della moschea Kaski Mehmed Pasha.
