Con le luci dell’alba, e qui non e’prima delle nove, ci mettiamo in marcia per il Parque Torres del Paine.
Dopo piu’ di un’ora giungiamo al suo ingresso: la strada e’ buona, nonostante le nevicate dei giorni precedenti, e si snoda su e giu’ per i monti imbiancati.
Fa da contrasto il blu cobalto del Lago Sarmiento che costeggiamo a lungo prima di salire di quota.
In lontananza, si stagliano imponenti, le Torres del Paine, le tre guglie di granito che danno il nome al Parco, illuminate dal sole che oggi, fortunatamente, splende alto nel cielo.
Tentiamo di scorgere il puma: i locali ci confermano che questa zona e’ il suo habitat naturale, ma nonostante una scrupolosa ricerca, non ne vediamo neanche l’ombra!
Dopo piu’ di un’ora giungiamo al suo ingresso: la strada e’ buona, nonostante le nevicate dei giorni precedenti, e si snoda su e giu’ per i monti imbiancati.
Fa da contrasto il blu cobalto del Lago Sarmiento che costeggiamo a lungo prima di salire di quota.
In lontananza, si stagliano imponenti, le Torres del Paine, le tre guglie di granito che danno il nome al Parco, illuminate dal sole che oggi, fortunatamente, splende alto nel cielo.
Tentiamo di scorgere il puma: i locali ci confermano che questa zona e’ il suo habitat naturale, ma nonostante una scrupolosa ricerca, non ne vediamo neanche l’ombra!
Ci spingiamo sino allo splendido Lago Pehoe’ da cui si puo’ ammirare il mitico Cuerno del Paine. E li incontriamo Rafael, il guardiano che all’ hosteria Pehoe’ ora chiusa per la stagione invernale, sappiamo aver ospitato nella sua casa, l’amico Paul, il francese incontrato ad Ushuaia in sella alla sua Caracola! Gli portiamo i suoi saluti, come promesso, e ci diamo appuntamento l’indomani per la colazione.
Decidiamo di sostare la notte in riva al lago: d’altronde, lo scenario che ci appare davanti a noi e’ unico e straordinario: la luce del sole si riflette sull’acqua regalando dei colori che dal turchese volgono allo smeraldo, e sullo sfondo , la cornice del Cuernos del Paine, contraddistinto dalla inconfondibile forma del Cuerno Principal.
Prima che scenda la luce, e qui e’ intorno alle 17, 30 ci dirigiamo al Lago Grey per ammirare il Glaciar Grey e gli iceberg che galleggiano sulle sue acque.
La spiaggia nera e’ bagnata da alcune lingue d’acqua gelida , che ci impediscono di raggiungere piu’ da vicino i blocchi di ghiaccio , ma e’ uno spettacolo ugualmente stare a pochi passi da questi colossi azzurri, staccatisi dal ghiacciaio alle spalle.
Rientriamo al calar del sole, percorrendo non pochi chilometri di pista di tulle ondule, che per le fortissime vibrazioni provocate, riesce a spezzare uno dei due supporti che sostengono le piastre nel retro del Narci. Increduli, scopriamo di aver viaggiato l’ultimo tratto di ripio con le piastre appese da un lato soltanto, con il rischio di perderle per strada! Non ci scoraggiamo: le togliamo definitivamente dal retro per posizionarle sul tetto del camion.
La spiaggia nera e’ bagnata da alcune lingue d’acqua gelida , che ci impediscono di raggiungere piu’ da vicino i blocchi di ghiaccio , ma e’ uno spettacolo ugualmente stare a pochi passi da questi colossi azzurri, staccatisi dal ghiacciaio alle spalle.
Rientriamo al calar del sole, percorrendo non pochi chilometri di pista di tulle ondule, che per le fortissime vibrazioni provocate, riesce a spezzare uno dei due supporti che sostengono le piastre nel retro del Narci. Increduli, scopriamo di aver viaggiato l’ultimo tratto di ripio con le piastre appese da un lato soltanto, con il rischio di perderle per strada! Non ci scoraggiamo: le togliamo definitivamente dal retro per posizionarle sul tetto del camion.
Finalmente ci possiamo rilassare, con la speranza , all’alba del giorno dopo, di veder riflessi i raggi del sole sul Cuerno del Paine, infiammandolo di rosso intenso.
Ma , purtroppo, il tempo non e’ a nostro favore e si prevede neve!
Infatti, la mattina e’ bagnata e fredda, ma il caffe’ abbondante e caldo e la simpatia di Rafael ci mette di buon umore.
Partiamo per uscire dal Parco , ma prima dedichiamo uno sguardo al Salto Grande, una impetuosa cascata che si getta nel Lago Pehoe’; alle sue spalle, una veduta del Cuernos.
Saliamo e scendiamo di quota ed e’ incredibile come muta il paesaggio da un versante all’altro: a tratti tutto e’ rivestito dalla neve della nottata, a tratti c’e’ solo traccia del gelo delle notti passate.
Usciamo dal Parque Torres del Paine , soddisfatti anche se non abbiamo potuto raggiungere le tre cime a piedi in qunto tutti i sentieri per i trekking in questa stagione sono chiusi causa neve e ghiaccio.
Partiamo alla volta di Cancho Carrera, dogana argentina, non prima di aver fatto dogana cilena a Cerro Castillo.
Ma , purtroppo, il tempo non e’ a nostro favore e si prevede neve!
Infatti, la mattina e’ bagnata e fredda, ma il caffe’ abbondante e caldo e la simpatia di Rafael ci mette di buon umore.
Partiamo per uscire dal Parco , ma prima dedichiamo uno sguardo al Salto Grande, una impetuosa cascata che si getta nel Lago Pehoe’; alle sue spalle, una veduta del Cuernos.
Saliamo e scendiamo di quota ed e’ incredibile come muta il paesaggio da un versante all’altro: a tratti tutto e’ rivestito dalla neve della nottata, a tratti c’e’ solo traccia del gelo delle notti passate.
Usciamo dal Parque Torres del Paine , soddisfatti anche se non abbiamo potuto raggiungere le tre cime a piedi in qunto tutti i sentieri per i trekking in questa stagione sono chiusi causa neve e ghiaccio.
Partiamo alla volta di Cancho Carrera, dogana argentina, non prima di aver fatto dogana cilena a Cerro Castillo.