Lasciamo Santiago ed imbocchiamo la ruta 7 che si snoda tra i monti punteggiati di cactus, all’inizio, rocciosi e ricoperti di neve , man mano che si sale. Cio’ che stupisce, sono i chilometri di rotaie abbandonate del Ferrocarril Trasandino, dismesso negli anni ’80, che corrono affiancando la strada e si perdono all’interno di tunnel scavati nella roccia e fuoriescono attraversando ponti ferrosi e arrugginiti.
In lontananza, quel che resta di vecchie stazioni. Entriamo nel Parque Provincial Aconcagua e non possiamo sottrarci da una camminata che ci permette di arrivare al mirador per la veduta dell’Aconcagua, la “sentinella bianca” in lingua quechua, che con i suoi 6960 mt risulta essere la cima piu’ alta delle Ande.
Giungiamo al Passo Libertadores a 3185 mt s.l.m. dove faremo dogana per rientrare in Argentina.
Dopo piu’ di due ore, sbrigate le pratiche doganali, proseguiamo il cammino.
E la sosta e’ d’obbligo allo spettacolare Puente de l’Inca, un arco naturale formatosi per l’azione erosiva delle acque del Rio Mendoza. Strati di selce e sedimenti delle sorgenti di acque calde vicine, conferiscono al “ponte” gli scenografici colori giallo ocra e verde . Incastonato, quel che resta di un albergo, distrutto da una frana.
Si alza forte il vento, calano le luci e anche noi ci ritiriamo per la notte.