Mercoledì 10 febbraio riprendiamo il cammino per addentrarci nel cuore del Paese, verso il lago Atitlan.
I villaggi si susseguono ai bordi della strada che corre in quota: piccole case di terra ocra e legno sventolano variopinti panni ad asciugare; uomini ricurvi su vanghe preparano il terreno alla nuova semina; ordinati campi coltivati ad ortaggi rivestono dolci pendii baciati dal sole e le donne avvolte nei loro tipici abiti indigeni espongono frutta colorata e fresca verdura di stagione nelle bancarelle ai margini della carreggiata. Compaiono le conifere e scompaiono le piante tropicali, si infittiscono i boschi e aumentano i corsi d’acqua.
La strada si fa più ripida e tortuosa, l’asfalto sempre meno intatto rende impegnativo il percorso. Un ponte ceduto ci costringe ad un guado. E poi ancora su e giù per la vecchia strada provinciale angusta e poco trafficata , sino a scorgere le acque cangianti del grande Lago Atitlan e sullo sfondo il cono statuario del Volcan San Pedro.
La notte trascorre tranquilla sulle rive del lago, a Panajachel.
La mattina seguente riprendiamo la strada montana che riprende l’ascesa sino a 2400 mt s.l.m. tra tornanti vorticosi e pendenze pronunciate. E poi discese lunghissime a prova di freni sino a raggiungere Chichicastenango, ridente paese a 2170 mt d’altitudine, affollato e coloratissimo nel giorno di mercato.
La mattina seguente riprendiamo la strada montana che riprende l’ascesa sino a 2400 mt s.l.m. tra tornanti vorticosi e pendenze pronunciate. E poi discese lunghissime a prova di freni sino a raggiungere Chichicastenango, ridente paese a 2170 mt d’altitudine, affollato e coloratissimo nel giorno di mercato.
E noi ci addentriamo per le sue vie gremite di bancarelle sfoggianti artigianato locale, tessuti multicolori, fiori recisi, frutta e ortaggi.
Le donne mantengono la tradizione guatemalteca anche negli abiti che indossano: come gonna, un tessuto artigianale colorato avvolto ai fianchi ed una blusa dai motivi floreali o geometrici, il tutto stretto in vita da una larga cinta in tessuto. Anche gli uomini indigeni si distinguono per il loro costume tipico, il cappello a tese larghe ed il macete nel fodero di cuoio. Il mercato è un brulicare di voci, forme, colori, odori.
Sugli scalini della chiesa immacolata un devoto brucia l’incenso. Al suo interno, cupo e suggestivo, una donna raccolta in preghiera raggiunge l’altare in ginocchio, un uomo sparge petali di fiori sul pavimento tra dozzine di candele accese.
Usciamo dal paese per viuzze lastricate ripide e strette e proseguiamo la marcia verso la regione di Peten. E’ ancora lunga la strada che più dolce si snoda tra rilievi verdi e coltivati, villaggi rurali dove la vita sembra svolgersi languida e rilassata.
Ed anche noi ci abbandoniamo a un dolce sonno, tra i versanti montuosi di Sacapulas.