Sabato 20 febbraio entriamo in Messico. Strade ampie, sole accecante e nuvole bizzarre nel cielo azzurro. Siamo nella penisola dello Yucatan.
Giungiamo a Bacalar, piccola cittadina difesa dall’antico Forte di San Felipe che i coloni spagnoli eressero per proteggerla dall’assalto dei pirati, bagnata da una laguna d’acqua dolce, denominata dai Maya, “dei sette colori” .
E non è difficile comprenderne il motivo: tutti i toni dell’azzurro sino a sfumare al bianco dato dalla sabbia finissima del fondale, acqua trasparente che rivela circolari estromatolitos, piattaforme pietrificate di origine sedimentaria generate dall’attività di microrganismi e particolari alghe, fonti di enormi quantità di ossigeno.
I giorni a venire, proseguiamo il cammino verso spiagge bianche e mare azzurro, all’ombra del faro di Mahahual, o delle rovine di Tulum,
nuotando assieme a grosse tartarughe che sembrano volare nelle acque cristalline di Akumal, l’affollata Playa del Carmen e più in là,
Isla Blanca, oltre Cancun, in compagnia degli amici del club 4×4 “Tulaakal Beeh”,
attorno al fuoco nella notte ventosa in riva al mare agitato.
Strada facendo, non possiamo non visitare solo alcuni delle migliaia di cenote presenti nel Paese. Fenomeni naturali carsici, rocce di origine calcarea in cui filtrano nel corso dei millenni continue precipitazioni, formando grotte e cunicoli sotterranei riempiti di acqua piovana o di risorgiva, finché il tetto indebolito non crolla, formando un cenote.
E quando il crollo e’ parziale, solo il fascio di luce che penetra dall’alto può rischiarare la piscina naturale all’interno della Terra, tra stalattiti che pendono dall’alto e stalagmiti che si scorgono nel profondo, tanto son limpide e trasparenti le acque dolci del cenote. E così, il Gran Cenote semi scoperto, Dos Ojos, due cenoti uno accanto all’altro, dai percorsi subacquei intricati , Xkeken e Samula, fantastici e illuminati dall’unico raggio di sole che riesce ad entrare dal foro sul tetto e colorare di riflessi turchesi e cangianti le sue acque cristalline, giochi di stalattiti che come in una cattedrale gotica, adornano la grotta.