Domenica 13 marzo ci concediamo una piacevole passeggiata per le vie di Tlacolula nel giorno di mercato, in compagnia di Connie, viaggiatrice portoghese da anni in giro per il mondo con il marito e la sua coppia di cani, Chily e Pepper.
Le bancarelle coloratissime ricoprono ogni fazzoletto di asfalto delle vie e della piazza gremita. È tradizione che tutti gli indigeni dei villaggi limitrofi scendano al paese per esporre le loro mercanzie o per dedicarsi semplicemente agli acquisti.
Ci confondiamo, a fatica, tra la folla variopinta nei suoi costumi tipici: le donne nei loro gonnelloni arricciati, bluse dai ricami floreali, stole di tessuto come copricapo sui capelli intrecciati; gli uomini, nei loro calzoni alti alla caviglia, sombrero ben calato in testa ad ombreggiare il loro faccione già bruciato dal sole.
È un invito continuo all’acquisto delle merci esposte, manifatture tessili e artigianato ligneo. Il cibo è ciò che più ci attrae e ci intrufoliamo nel mercato coperto che è un tripudio di pan dolce, tortillas e tacos ripieni, pollo “asado” , pesce fritto e ancora, carni grigliate,
jalapegno piccante e cippollotti stufati, “menudo” caldo e “chicharron” , cotica di maiale fritta, ancora sfrigolante |
Carni fresche appese nelle macellerie ambulanti, polli e tacchini inanimati, pesci e gamberetti essicati. Fiori e frutta freschissimi colorano e profumano le vie pregne di una mescola di odori e sapori. E noi, assaggiamo, spilucchiamo , degustiamo, sorseggiamo, apprendiamo, sperimentiamo e con la pancia piena e lo spirito rinfrancato, facciamo ritorno al camping dove Narciso ci attende fedele.