È metà agosto e continuiamo la lunga strada verso est. Entriamo in Ontario ed i paesaggi cambiano: lasciate le vaste distese coltivate , il terreno si increspa, alternato alle rocce nude, ai laghi e lagune, non permettendo alcuna cultura. Anche le foreste ritornano ed appaiono i vividi aceri, simboli incontrastati della Nazione, che con le loro folte chiome, risaltano ed esaltano gli adombrati boschi.
Costeggiamo per giorni il Lake Superior, il lago più esteso del Nord d’America. Ha le sembianze di un mare calmo, sulle cui acque a cavallo tra Canada e Stati Uniti, naviga lenta una nave merci per i trasporti da una sponda all’altra, nonché da uno stato all’altro.
Strada facendo, un incontro inaspettato: dopo quasi 6000 km, ritroviamo gli amici tedeschi, Gaby e Sergius, con il loro Unimog “Leo”, conosciuti a Dawson City e rivisti poi a Inuvik. E con piacere trascorriamo alcune serate a venire in compagnia sulle sponde dei laghi che bagnano piccoli e silenti villaggi o vicino a porticcioli che accolgono colorate barche a vela e vecchi scafi in alluminio, prima di salutarci e riprendere ciascuno i nostri tragitti.
Strada facendo, un incontro inaspettato: dopo quasi 6000 km, ritroviamo gli amici tedeschi, Gaby e Sergius, con il loro Unimog “Leo”, conosciuti a Dawson City e rivisti poi a Inuvik. E con piacere trascorriamo alcune serate a venire in compagnia sulle sponde dei laghi che bagnano piccoli e silenti villaggi o vicino a porticcioli che accolgono colorate barche a vela e vecchi scafi in alluminio, prima di salutarci e riprendere ciascuno i nostri tragitti.
Scorrono i giorni, procediamo lenti, senza fretta, prima di entrare nel preludio caotico dei dintorni di Toronto che cerchiamo di baipassare mantenendoci più a sud. Ma la matassa di strade, crocevia, svolte e svincoli rimane complessa da districare fintanto che non superiamo il punto critico e ne ritroviamo il bandolo. Anche il traffico si rilassa e noi con esso.
Lasciato il caos delle periferie cittadine, cerchiamo la calma nei paesini alle porte di Niagara Falls, in aperta campagna, dove prati verdissimi, come soffici tappeti di velluto, accolgono graziose dimore abbellite da curati giardini.
E proprio nelle vicinanze di Welland, conosciamo Lynnette e David, che tra un discorso e l’altro, ci invitano a visitare il Ringtail Ranch and Rescue, dove lavorano come volontari, una sorta di ricovero di animali delle razze più svariate ed inaspettate che grazie all’iniziativa dei proprietari ed alle cure amorevoli degli stessi e dei volontari, sono potuti sopravvivere a disturbi fisici congeniti o a morte certa.
E’ così, lunedì 29 agosto ci ritroviamo tra ciuchi bianchi, cuccioli di bufalo, giovani canguri e cerbiatti, scimmie “scoiattolo”, lemuri catta e bianco e neri, buffi coatimundi, sonnecchiosi kinkajou e diffidenti linci canadesi e eurasiatiche che, come gattoni poco mansueti, si fanno accarezzare e coccolare, sulla riva dello stagno dai grossi fiori di loto.