Lunedì 12 settembre salutiamo anche Montreal, per dirigerci a Quebec City, percorrendo la provinciale “138” , le Chemin du Roy, che ci condurrà dritti alla città, costeggiando il fiume St. Lourent, permettendoci di godere, per i giorni a venire, dei paesaggi agresti e delle prelibatezze culinarie della provincia del Quebec.
L’influenza francese e’ marcata, non solo per l’idioma parlato, ma anche per la cultura più vicina e simile alla nostra europea e ciò un po’ ci fa sentire a casa.
Non abbiamo fretta e respiriamo l’aria tiepida ed il profumo dei campi che ci circondano.
I tetti spioventi in lamiera riverberano al sole che vi picchia contro e le tettoie all’ingresso riparano lieti riposi su comode poltroncine in rattan o sedie in legno. Non ci sono recinzioni o steccati a delimitare i confini, ma solo prati verdi rasati al millimetro che scorrono ininterrotti di casa in casa.
E tra campi di granoturco e stalle rosse, ci ritroviamo ad assaporare i formaggi genuini di una delle tante formaggierie che si celano nei paesini della regione di Portneuf e più tardi, a degustare una birra artigianale della “microbrasserie Les Grands Bois”, prodotta con passione da un gruppo di giovani che ha saputo conciliare la tradizione di une mestiere antico con tecniche moderne e sapori innovativi.
I giorni successivi, procedendo a rilento, ci soffermiamo in un paesino in riva al fiume, curiosi di assaggiare del cioccolato puro in una caffetteria locata in una vecchia dimora in legno, in cui si respira ancora il sapore “retro” dell’ambiente, come del resto in tutto il villaggio, antico e romantico.
Il profumo di pane appena sfornato richiama il nostro olfatto e di lì a poco, anche il nostro gusto viene soddisfatto. È la “boulangerie” di Bruno, attento utilizzatore di grani biologici, puri ed ancestrali, lievito madre e lunghe fermentazioni per un risultato ottimo e salutare. E la sera, grazie all’ospitalità sua e di Jessica, la sua compagna, ci ritroviamo seduti alla loro tavola a degustare cucina tipica quebequese.
I giorni successivi, procedendo a rilento, ci soffermiamo in un paesino in riva al fiume, curiosi di assaggiare del cioccolato puro in una caffetteria locata in una vecchia dimora in legno, in cui si respira ancora il sapore “retro” dell’ambiente, come del resto in tutto il villaggio, antico e romantico.
Il profumo di pane appena sfornato richiama il nostro olfatto e di lì a poco, anche il nostro gusto viene soddisfatto. È la “boulangerie” di Bruno, attento utilizzatore di grani biologici, puri ed ancestrali, lievito madre e lunghe fermentazioni per un risultato ottimo e salutare. E la sera, grazie all’ospitalità sua e di Jessica, la sua compagna, ci ritroviamo seduti alla loro tavola a degustare cucina tipica quebequese.
Giunti in città, raggiungiamo a piedi la Vieux Quebec, sulla collina, recintata da vecchie mura di difesa, a ridosso del porto. Domina alto e austero l’antico Chateau Frontenac con le sue torri a guglia e le facciate in mattoncini rossi. Passeggiamo per i quartieri dei secoli XVII e XVIII, con case in pietra sormontate da tetti laccati e abbaini affacciati su viuzze lastricate che si snodano variopinte tra piazzette e chiese neogotiche.
E procedendo nel nostro perigrinare, vaste colture di fragole si alternano a frutteti di mele, vigneti e campi su cui sfoggiano grosse zucche arancioni. E le formaggierie non mancano, come le fattorie produttrici del dolcissimo succo d’acero.
Rientriamo in città, con l’idea di ripartire l’indomani. Ma un imprevisto non da poco ci tratterà ancora per una settimana in Quebec City, presso l’officina “Freightliner” : la cascata d’ingranaggi posteriore destra si è usurata e a noi non ci resta che attendere i pezzi di ricambio dalla Germania.
Rientriamo in città, con l’idea di ripartire l’indomani. Ma un imprevisto non da poco ci tratterà ancora per una settimana in Quebec City, presso l’officina “Freightliner” : la cascata d’ingranaggi posteriore destra si è usurata e a noi non ci resta che attendere i pezzi di ricambio dalla Germania.